Una nota canzone di Finardi pone risalto al fenomeno delle "Radio libere, ma libere veramente", di fine anni 70.
Nel 1976 la Corte Costituzionale di fatto sancisce la caduta del monopolio Rai, e la liberalizzazione delle frequenze Fm. Bei tempi quelli, dove bastava un microfono, un giradischi, un mixerino e un semplice trasmettitore per far sentire, qualche bella canzone o la propria voce nel mondo dell'etere. 
Le radio libere degli anni 70 contribuirono in maniera decisiva a cambiare anche il linguaggio "radio televisivo", inventando nuove rubriche volte più al territorio locale e quindi più vicini alla gente del posto. C'era voglia di qualcosa di nuovo, rispetto ai programmi di "mamma Rai", più vicini forse ai gusti dei giovani di allora. La copertura di molte emittenti era spesso limitata a pochi chilometri, ma nel tempo ALCUNE radio locali cominciarono ad ampliare il numero di ripetitori garantendo così un maggior ascolto. 
Con il passare degli anni però, la regolamentazione per mantenere in vita legalmente una radio fu sempre più complicata, sia dal punto di vista dell'informazione, che di quello tecnico (regolarità dei vari impianti FM) ed economico. 
Queste furono le cause principali della chiusura di molte emittenti negli anni 90, soprattutto nel Nord Italia.

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