Lo
scorso 5 luglio è stato un fulmine a ciel serenoil
tweet di Polly Samson, moglie di David Gilmour, che ha annunciato l’uscita di
un nuovo album di inediti dei Pink Floyd, The
endless river, a vent’anni di distanza daThe
division bell. Nei mesi successivi sono trapelate numerose indiscrezioni,
dichiarazioni, anticipazioni, che fornivano il termometro dell’enorme interesse
del pubblico intorno a questo progetto.
Parallelamente alle registrazioni di The
division bell, tra il 1993 e il 1994, stava prendendo vita un
complesso mosaico sonoro, tra passato e futuro, scherzosamente soprannominato
da Nick Mason The
Big Spliff (La
grande canna), quasi a sottolinearne l’aspetto lisergico.
L’album ha segnato il canto del cigno di
Richard Wright, geniale tastierista che
tanto ha contribuito alla definizione del suono unico dei Pink Floyd, scomparso
nel 2008 a sessantacinque anni.
Oggi
sono stati finalmente svelati
su iTunes i diciotto brani(ventuno nella edizione deluxe)di The
endless river che, prima
ancora di uscire lunedì nei negozi fisici, ha già polverizzato tutti i record
di prevendita su Amazon.
L’album sarà disponibile dal 10
novembre nelle versioni cd standard, doppio vinile o deluxe box, con
dvd e contenuti extra.
Di grande suggestione la
copertina, raffigurante un uomo che rema su un fiume di nuvole, creata da
Ahmed Emad Eldin, artista digitale egiziano di soli 18 anni e poi rielaborata da Stylorouge,
una nota agenzia inglese di design.
Ci accostiamo all’album come a uno
scrigno prezioso, curiosi di vedere quali tesori ha prodotto l'ultimo lavoro in
studio di Mason, Gilmour e Wright, che per mesi hanno suonato liberamente al
Britannia Row e all’Astoria Studios, incidendo 2.000 sessioni di registrazione
all’insegna della massima libertà creativa.
“Nel corso dell’ultimo anno abbiamo
aggiunto delle parti nuove, registrato di nuovo delle altre e reso attuale la
vecchia tecnologia di studio di allora, in modo da avere un nuovo album dei
Pink Floyd del ventunesimo secolo", ha spiegato David Gilmour, che ha
aggiunto:“The Endless River è un flusso continuo che cresce gradualmente in
quattro pezzi separati, per un totale di cinquantacinque minuti di musica”.
Vediamo insieme le quattro parti dell’album.
Side
one: Nick Mason ha rivelato in un'intervista a Rolling Stone che la musica di
The endless river stava per essere utilizzata come colonna sonora del prossimo
film dei fratelli Wachowski , i creatori della saga di Matrix. Fin dalle prime
note di Things left unsaid sono evidenti le atmosfere cinematiche, oniriche e
dilatate dell’album.
Nel
successivo It’s what we do la batteria metronomica di Mason e l’inconfondibile
chitarra di Gilmour ci rassicurano con sonorità tipicamente floydiane.
La
prima parte dell’album si chiude con Ebb and flow, un breve strumentale nel quale le tastiere
sognanti di Wright dialogano con la Stratocaster di Gilmour.
Side
two: Fin dalle prime battute di Sum spiccano le sonorità ambient del progetto,
ricollegabili allo stile degli Orb o del Brian Eno più avanguardistico, squarciate dal ruggito della sei corde di
Gilmour, che ci ricorda che siamo davanti a un album dei Pink
Floyd.
In
Skins spicca il curioso accostamento tra le percussioni tribali di Mason e le
tastiere sinistre di Wright.
Unsung
è un breve e suggestivo ponte sonoro che ci porta a Anisina, dove apprezziamo pienamente i Pink Floyd del
periodo post Waters, con un corposo sax sostenuto da pomposi arrangiamenti. Un
brano di abbacinante bellezza, che potrebbe essere utilizzato come singolo.
Side
three: Il malinconico pianoforte di Wright apre in The lost art of conversation
le porte della terza parte di The endless river, la più lunga del disco.
Sorprende
favorevolmente la placida On noodle street, quasi un brano fusion, mentre
dispensa magia l’evocativa Night light, con le tastiere di Wright grandi
protagoniste.
In
Allons-y ritroviamo ritmi più sostenuti che richiamano Another brick in the
wall, con la Stratocaster di Gilmour più tagliente che mai.
Autumn
‘68 sembra già dal titolo un omaggio a Summer ‘68 di Atom Heart Mother, l’album
più progressive dei Pink Floyd, per poi riprendere il tema di Allons-Y, con la
seconda parte del brano.
Il
terzo lato si chiude con la suggestiva Talking Hawkin’, impreziosita dalle
parole del grande scienziato Stephen Hawking riprodotte dal suo computer, con i
cori femminili che arricchiscono di pathos il pezzo.
Side
four: Calling sarebbe perfetta come colonna sonora di un film di fantascienza
alla 2001 Odissea nello spazio, confermando le qualità cinematiche e astrali
della musica dei Pink Floyd, che vola alto sopra le umane vicende.
Il
successivo Eyes to pearls è un brano interlocutorio, che prepara al gran finale
di The endless river.
In
Surfacing il pathos della chitarra nitida di Gilmour è al massimo, esaltata
dagli ariosi cori, confermando ancora una volta perché il chitarrista, pur non
essendo un virtuoso alla Joe Satriani o alla Steve Vai, è considerato uno dei
migliori interpreti di sempre della sei corde.
L’emozionante
viaggio di The endless river si chiude dopo meno di un’ora con
l’eccellente ballad Louder than words,
nella quale Gilmour ci accarezza con la sua voce rotonda e matura.
La
canzone, che si chiude con un assolo di chitarra elettrica da brividi, è nelle
parole di Gilmour "un omaggio alla
magia che si crea quando noi tre suoniamo insieme".
Esemplari,
in questo senso, le parole: "Battibecchiamo e litighiamo/ma quel che
facciamo/è più forte delle parole/la somma delle nostre parti/il battito dei
nostri cuori/è più forte delle parole".
The
endless river, pur non essendo ai livelli dei capolavori dei Pink Floyd, è il degno epitaffio di una storia lunga
quasi cinquant’anni, che ha regalato non solo alcuni dei migliori album rock
mai realizzati, ma vere e proprie opere d’arte da tramandare di padre in
figlio.
Un fiume di note
senza fine, al quale torniamo sempre volentieri per dissetarci.
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